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Chronophobia, via Sala 12, Chiari (BS) ~ Olio su tela.


Fuori dalla mia camera da letto, nella casa dei miei genitori, c’erano due pini che si imponevano nel cielo in un modo molto prepotente e minaccioso. Fin da piccola pensavo che, dentro di se, tra i rami lunghi e intrecciati, vivessero creature fatate e misteriose.

Col passare degli anni il mio pensiero su questo albero evolveva fino a pensare che in realtà, più che creature fantastiche, manteneva dentro di se i miei segreti.

D’altronde vedeva ogni cosa che facevo, a partire dalla peggiore a quella più bella. Probabilmente avrà osservato tutte le mie partenze alla mattina in bicicletta per la stazione di Chiari e prendere il treno delle 7.14 per andare al liceo a Brescia.

Avrà visto le mie andate e i miei ritorni dall’università, quando durante il weekend tornavo da Venezia per stare a casa e vivere la mia prima vita.


Tutte le volte che me ne andavo io guardavo questi due pini enormi e mi si struggeva il cuore: un’altra partenza, mi dicevo. Poi però, l’emozione di vederli che sbucavano dalla via adiacente era molto piacevole.


Significava che ero arrivata a casa!


Eppure, quando ci fu la mia partenza per gli Stati Uniti fini per odiare questi due pini: mi sentivo rifiutata dalla mia città perché non voleva vivermi come avrei voluto viverla io.

C’era così tanta incomprensione nell’aria di quella via. Per tutto il mio soggiorno negli USA non ho fatto altro che pensare a questi due pini. Chissà se quando sarei tornata tutto sarebbe rimasto come l’avevo lasciato.

Infatti così fu: il tempo non era per niente cambiato. Anzi, tutto sembrava essersi stabilito e io sarei rimasta sempre quella ragazza sognatrice di fronte a quei due pini.


Eppure, un giorno, decisi di diventare adulta.

Ci fu letteralmente il mio arrivederci e la mia partenza sarebbe stata definitiva.

Comprai casa nel centro della città e non avrei più visto tutti i giorni quei pini.

Ero emozionata ma anche un po’ preoccupata: diventare grandi significa anche essere consapevoli che il tempo passa e che prima o poi l’infanzia e la giovinezza bisogna lasciarsela alle spalle.

Sarei comunque tornata a trovare spesso i miei genitori, e avrei rivisto quei due alberi, e magari loro non sarebbero invecchiati come me. Potevano essere il mio appiglio per ritornare ogni tanto nella mia infanzia e giovinezza.


Invece, la prima domenica che andai a pranzo da mia madre, quando imboccai la via adiacente alla strada dei pini, mi accorsi che qualcosa era cambiato. I lunghi steli non sbucavano più dalla cima dei tetti. A mio discapito, quando feci la curva per inoltrarmi di fronte a casa dei miei, mi accorsi che i due pini non c’erano più… o meglio, c’erano solo i loro grandi tronchi e qualche ramo.


Anche lui improvvisamente era diventato più vecchio… con la sua potatura e invecchiamento, se ne andó anche la mia giovinezza.

Infatti, da quel giorno, mi sento che la paura del tempo che scorre ha invaso la mia vita e forse, anche i miei pensieri.

Così li ho dipinti, come li ho sempre ricordati, vivaci, giovani e spensierati.

Ora, guarderò per sempre questo quadro e avrò una piccola fuga dal tempo che scorre.

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