Al calare dei venerdì sera mi trasformo. Sono un mostro.
C’è chi mi scrive al telefono: stasera ci sono e in un battito di ciglio io mi spoglio.
Ed entro in quelle lenzuola ch’erano bianche ed io le macchio con la mia anima più scura.
Vengo presa, strappata dalla mia innocenza
non so più come sia fare l’amore per davvero.
E quando poi si rivestono io li guardo con disprezzo.
Che mostro sono, non so difendermi dall’abbandono.
E soffro e lacrimo e mi agito, alla fine vorrei solo un pò di sentimento.
Come un’Ofelia mi sento gettare nello stagno dei ricordi spaventosi.
Ninfee tristi mi profumano la stanza, l’acqua è fredda e le mie vesti sono sgualcite.
Ma alba sei vicina, è un nuovo sabato tra le finestre.
L’aria è di primavera, il sole si dimena tra i capelli e le onde s’increspano.
La spuma del mare mi rifà Venere alle sei in punto.
Mi spoglio d’ogni odio, rimango nuda di fronte al mattino.
E mi elogio per quella che provo ad essere e per quella che non sono.
Faccio colazione di me, i fiori estivi iniziano a sbocciare,
una nuova possibilità è alle porte.
Rinasco sempre per me,
con me.
Penso che va bene così anche per oggi,
fino al prossimo venerdì sera.
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