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SEI LA BRESCIA DEI // Luglio 2018, olio su tela.

Una lettera d'amore scritta alla mia Leonessa d'Italia.


Brescia, sei la noia. La gente ti gira addosso con la solita routine anche in questa sera uguale a tutte le altre. Le tue piazze sembrano spoglie, ma i bar pullulano di luccicanti bicchieri.

Il cielo ti fa calda e sofferente dalle fabbriche che ti hanno costruito sopra e ti hanno resa una provincialotta del Nord. Ti passeggio alla ricerca di un cocktail diverso, ma non esiste. I locali offrono sempre lo stesso prosecco e il Mascetti ha sempre lo stesso sapore.

Cerco anche una panchina diversa dove ammirare delle stelle differenti e forse cerco anche me in questa notte. Mi soffermo a guardarti e ricordo i motivi per cui, anche se ti trovo noiosa, ogni week end ti vivo.

La prima volta che ci siamo guardate ero scesa dal treno ed ero in quinta elementare. Per una come me che veniva dalla campagna, ogni angolo che indossavi ti rendeva stupendamente bella. Il sole sbatteva sugli autobus in corsa e le vetrine avevano luci fosforescenti. Non c’era cosa più meravigliosa dei tuoi palazzi, sembravano tutti così alti e mi facevi sentire piccina. Mi parevi una metropoli. D’altronde fino a quel momento non ne avevo mai visto una.

Quel giorno la maestra di arte e immagine ci aveva portato a visitare la mostra di Van Gogh nel museo Santa Giulia; una volta finita la visita andammo ad ammirare le rovine del foro romano.

Quel momento non lo scorderò mai: c’erano i miei compagni di scuola che non vedevano l’ora di scartare la loro merendina ed io ero fissa sulle tue rovine a pensare ai dipinti del grande artista di cui mi ero innamorata. La maestra mi chiamava per la fila indiana ed io non muovevo nemmeno un dito. In quel preciso istante, momento, attimo e secondo ti ho fatto una promessa per tutta la vita. Sarei diventata una grande artista e prima o poi avrei esposto anch’io i miei dipinti in quel museo.

Alle superiori sono tornata da te e per cinque anni ho morso i denti per rincorrere le tue filo in ritardo e le aule fatte di sogni. Ti disegnavo svariate volte con l’obiettivo di diventare la tua artista. Portavo lo zaino pieno di pitture e bombolette, matite di ogni tipo e spessore.

Ho sempre cercato di tenere stretta la promessa che ci siamo fatte.

Brescia, eri sempre tra i miei pensieri.

A volte bruciavo scuola per percorrerti dentro e cercare quello che ancora non avevo vissuto. Facevo colazione dei tuoi piccoli vicoli in centro storico e non c’è stata serata da dimenticare.

Sei stata la Brescia dei miei 18 anni, delle notti vaganti di schiamazzi e risate, di fari spenti e baci strazianti.

Sei stata la città in cui ho deposto ogni mio singolo sogno e dove hai reso magia quelle serate in cui tutto mi era ancora nuovo. I tuoi bar offrivano sempre dell’ottimo vino e il Mascetti era sempre il cocktail più buono e forte che mai avessi bevuto.

Sei diventata la Brescia di ogni mio calice di vino, di ogni singolo brindisi con i miei amici e delle speranze spezzate. Sei quella che chiamo puttana quando piove e regina quando salgo in castello e ammiro i tuoi tramonti.

Brescia, tra qualche settimana me ne vado via da te.

Non so se questa volta tornerò.

Vivrò un’altra città, mi innamorerò delle sue strade e forse anche delle sue persone.

I curriculum da coraggiosa non sono bastati a convincerti che potevo essere la persona giusta per te e il cuore a cui tanto ammiro al perdono non si è più incrociato nei meandri di Piazza Loggia. Quel bacio è rimasto fisso li e lo starà vivevo qualche altro innamorato.

Per questa notte, ancora tremendamente lunga, identica a tante altre, i lampioni ti fanno un pò diventare ai miei occhi la Brescia di quando ero in quinta elementare.

Grandiosa, splendente e piena di speranze.

Ma prima o poi te lo prometto, torno. Torno e ti guarderò come quella bambina delle elementari che fa una promessa alla sua migliore amica: realizzerò il nostro sogno e sarà allora che staremo insieme per sempre.


Con affetto


tua Sara Cabrioli

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